Paso
2005-03-03 10:07:43 UTC
http://www.repubblica.it/2005/c/sezioni/scuola_e_universita/famibari/famibari/famibari.html
Dopo concorsi pilota, esami venduti e test truccati, nel mirino
dei magistrati ci sono ora decine di casi di nepotismo
L'università affare di famiglia
A Bari mogli e figli in cattedra
di ATTILIO BOLZONI
BARI - La stanza numero 24 è quella del professore Giovanni Tatarano, ordinario di Diritto privato.
Suo figlio Marco insegna lì accanto, nella stanza numero 4. Sua figlia Maria Chiara riceve gli
studenti proprio di fronte a papà, nella stanza numero 12.
Tutta la famiglia in un corridoio. E non come quegli altri, che si sono sparpagliati invece su
quattro piani e sopra cinque cattedre. Quegli altri che si chiamano Dell'Atti, tutti parenti, tutti
docenti.
Ma mai tanti e mai tanto esimi come i Massari, nove tra fratelli e nipoti e cugini, probabilmente la
tribù accademica più numerosa d'Italia. Benvenuti all'Università di Bari, benvenuti nella città dove
in pochi intimi si spartiscono il sapere e il potere.
Buongiorno, dov'è la stanza del professore Girone? "Girone chi?", risponde spazientito il vecchio
custode di Economia e Commercio. Girone Giovanni il Magnifico Rettore o Girone Raffaella che è sua
figlia?, Girone Gianluca che è suo figlio o Girone Sallustio Giulia che è sua moglie? In ordine,
stanza numero 3, stanza numero 26, stanza numero 58, stanza numero 13. E aggiunge, sempre più
infastidito il custode: "Poi se vuole parlare con un altro parente stretto dei Girone, ci sarebbe
pure il dottore Francesco Campobasso, associato di statistica, che è il marito della professoressa
Raffaella, quinto piano, stanza numero 19".
E' cominciato così il nostro viaggio in quel labirinto che è l'Ateneo pugliese, concorsi pilotati,
test truccati, esami comprati e venduti, tentate estorsioni e una Parentopoli che è ormai al di là
del bene e del male. Lo scandalo sta dilagando. E a Bari, per la prima volta la razza barona trema.
Sussurri, voci, grida. Si sta scoprendo un vero verminaio nell'Università dalle più antiche
tradizioni delle Puglie. Facoltà dopo facoltà, dipartimento dopo dipartimento. E anche sotto la
spinta di una valanga di anonimi.
Sono tanti i Corvi che volano nel cielo di Bari in queste settimane di paura. Raccontano di tutto e
di tutti, spiegano in lunghe lettere (con tanto di allegati grafici e di alberi genealogici) come
una mezza dozzina di clan accademici hanno allungato le mani sull'Università. "Arrivano ogni mattina
sulle scrivanie dei sostituti con la posta prioritaria", confessa il procuratore aggiunto Marco
Dinapoli, il magistrato che coordina le indagini sulla pubblica amministrazione. Denunce di combine
nelle commissioni esaminatrici, nomi, cognomi, favori incrociati per piazzare di qua e di là
consanguinei o amanti, fidanzati e generi. Ci sono inchieste aperte dappertutto. A Veterinaria e a
Matematica, a Scienze delle Comunicazioni, a Cardiologia, a Ginecologia, a Genetica, al Politecnico.
Ma è Economia e Commercio - dove il rettore Giovanni Girone è ordinario di Statistica - che è il
cuore della razza barona barese, è in quell'edificio grigio a cinque piani il suq delle cattedre.
Sono tutte qui le grandi famiglie accademiche, tutte super rappresentate a cominciare da quella del
Magnifico fino agli illustrissimi Massari, tre fratelli - Giansiro, Lamberto e Lanfranco - e poi un
nugolo di figli ricercatori. Concorsi a regola d'arte, carte naturalmente sempre a posto come vuole
la legge. Tanto a vincere sono soprattutto i parenti. Il preside della facoltà si chiama Carlo
Cecchi e allarga sconsolato le braccia: "A me i professori me li regalano le commissioni
aggiudicatrici dei concorsi: cosa posso fare io? Io non sono mai stato nelle commissioni di esami".
Senza vergogna e senza pudore una dozzina di clan accademici, anno dopo anno, si sono impadroniti
dell'Ateneo. "E' come se ci fosse stata una competizione tra alcuni professori a chi riusciva a
collocare più membri del proprio gruppo familiare", commenta Nicola Colaianni, ex magistrato di
Cassazione, il docente di Diritto pubblico nominato dal senato accademico a presiedere una
commissione d'inchiesta sui buchi neri dell'ateneo. La sua relazione finale l'altro ieri è finita
dritta dritta alla procura della Repubblica.
Ci sono i clan ad Economia e Commercio e ci sono quelli al Policlinico, altro girone infernale della
cultura universitaria pugliese. Clan e ancora clan, lo scambio di promesse per un posto di
ricercatore o di associato, i figli e i nipoti tutti specializzandi, sempre gli stessi nomi che
occupano le stesse cattedre: i Ponzio a Lingue, i Foti al Politecnico e via via tutti gli altri.
Fino alle grandi famiglie dei "professori" del Policlinico. Quasi tutti hanno trovato un dottorato
di ricerca o un incarico nella stessa clinica del padre o dello zio o del cugino. A Psichiatria. A
Ortopedia. A Neurochirurgia. A Endocrinologia. A Chirurgia generale. Un elenco infinito. Con il 40
per cento circa dei figli dei primari nella stessa facoltà dei padri e, molto spesso, nella stessa
struttura operativa. Con l'età dei "fortunati" parenti a volte molto sospetta, mediamente dieci anni
più bassa di quella dei loro colleghi senza blasone.
Privilegi di casta e anche qualcosa di più. Come quell'holding che gestiva concorsi con il trucco a
Cardiologia, il fondatore della scuola barese Paolo Rizzon arrestato per associazione a delinquere
"finalizzata al falso e alla corruzione", secondo i giudici un componente di rango di una sorta di
Cupola che "dirigeva" gli affari della cardiologia. E non solo in Puglia. O come il primario di
Ginecologia e ostetricia Sergio Schonauer, indagato per avere votato una commissione che avrebbe
dovuto giudicare suo figlio Luca per un posto di ricercatore nella sua stessa clinica. E' la
prepotente "normalità" di questa Bari universitaria che si sente impunita, è l'intrigo alla luce del
sole, l'omertà delle complicità estese.
Rettore, ma cos'è questa sua Università, una sola grande famiglia? Prima Giovanni Girone travolge
con la sua mole un gruppo di giornalisti e si fa sfuggire un magnifico "vaff...", poi si scusa,
minaccia la solita querela a chiunque parli o scriva dei suoi e degli altri parenti cattedratici,
finalmente si placa e ci fa entrare nella sua stanza. Alle sue spalle due grandi foto, una di Padre
Pio e l'altra di Aldo Moro. E alla fine Girone sospira: "I nomi non c'entrano, i concorsi o sono
corretti o non sono corretti. E nel caso di mia moglie e dei miei figli è stato tutto regolarissimo:
quel che conta è soltanto la produzione scientifica". Così parla il Magnifico rettore
dell'Università di Bari, l'ateneo delle grandi tribù.
(3 marzo 2005)
Dopo concorsi pilota, esami venduti e test truccati, nel mirino
dei magistrati ci sono ora decine di casi di nepotismo
L'università affare di famiglia
A Bari mogli e figli in cattedra
di ATTILIO BOLZONI
BARI - La stanza numero 24 è quella del professore Giovanni Tatarano, ordinario di Diritto privato.
Suo figlio Marco insegna lì accanto, nella stanza numero 4. Sua figlia Maria Chiara riceve gli
studenti proprio di fronte a papà, nella stanza numero 12.
Tutta la famiglia in un corridoio. E non come quegli altri, che si sono sparpagliati invece su
quattro piani e sopra cinque cattedre. Quegli altri che si chiamano Dell'Atti, tutti parenti, tutti
docenti.
Ma mai tanti e mai tanto esimi come i Massari, nove tra fratelli e nipoti e cugini, probabilmente la
tribù accademica più numerosa d'Italia. Benvenuti all'Università di Bari, benvenuti nella città dove
in pochi intimi si spartiscono il sapere e il potere.
Buongiorno, dov'è la stanza del professore Girone? "Girone chi?", risponde spazientito il vecchio
custode di Economia e Commercio. Girone Giovanni il Magnifico Rettore o Girone Raffaella che è sua
figlia?, Girone Gianluca che è suo figlio o Girone Sallustio Giulia che è sua moglie? In ordine,
stanza numero 3, stanza numero 26, stanza numero 58, stanza numero 13. E aggiunge, sempre più
infastidito il custode: "Poi se vuole parlare con un altro parente stretto dei Girone, ci sarebbe
pure il dottore Francesco Campobasso, associato di statistica, che è il marito della professoressa
Raffaella, quinto piano, stanza numero 19".
E' cominciato così il nostro viaggio in quel labirinto che è l'Ateneo pugliese, concorsi pilotati,
test truccati, esami comprati e venduti, tentate estorsioni e una Parentopoli che è ormai al di là
del bene e del male. Lo scandalo sta dilagando. E a Bari, per la prima volta la razza barona trema.
Sussurri, voci, grida. Si sta scoprendo un vero verminaio nell'Università dalle più antiche
tradizioni delle Puglie. Facoltà dopo facoltà, dipartimento dopo dipartimento. E anche sotto la
spinta di una valanga di anonimi.
Sono tanti i Corvi che volano nel cielo di Bari in queste settimane di paura. Raccontano di tutto e
di tutti, spiegano in lunghe lettere (con tanto di allegati grafici e di alberi genealogici) come
una mezza dozzina di clan accademici hanno allungato le mani sull'Università. "Arrivano ogni mattina
sulle scrivanie dei sostituti con la posta prioritaria", confessa il procuratore aggiunto Marco
Dinapoli, il magistrato che coordina le indagini sulla pubblica amministrazione. Denunce di combine
nelle commissioni esaminatrici, nomi, cognomi, favori incrociati per piazzare di qua e di là
consanguinei o amanti, fidanzati e generi. Ci sono inchieste aperte dappertutto. A Veterinaria e a
Matematica, a Scienze delle Comunicazioni, a Cardiologia, a Ginecologia, a Genetica, al Politecnico.
Ma è Economia e Commercio - dove il rettore Giovanni Girone è ordinario di Statistica - che è il
cuore della razza barona barese, è in quell'edificio grigio a cinque piani il suq delle cattedre.
Sono tutte qui le grandi famiglie accademiche, tutte super rappresentate a cominciare da quella del
Magnifico fino agli illustrissimi Massari, tre fratelli - Giansiro, Lamberto e Lanfranco - e poi un
nugolo di figli ricercatori. Concorsi a regola d'arte, carte naturalmente sempre a posto come vuole
la legge. Tanto a vincere sono soprattutto i parenti. Il preside della facoltà si chiama Carlo
Cecchi e allarga sconsolato le braccia: "A me i professori me li regalano le commissioni
aggiudicatrici dei concorsi: cosa posso fare io? Io non sono mai stato nelle commissioni di esami".
Senza vergogna e senza pudore una dozzina di clan accademici, anno dopo anno, si sono impadroniti
dell'Ateneo. "E' come se ci fosse stata una competizione tra alcuni professori a chi riusciva a
collocare più membri del proprio gruppo familiare", commenta Nicola Colaianni, ex magistrato di
Cassazione, il docente di Diritto pubblico nominato dal senato accademico a presiedere una
commissione d'inchiesta sui buchi neri dell'ateneo. La sua relazione finale l'altro ieri è finita
dritta dritta alla procura della Repubblica.
Ci sono i clan ad Economia e Commercio e ci sono quelli al Policlinico, altro girone infernale della
cultura universitaria pugliese. Clan e ancora clan, lo scambio di promesse per un posto di
ricercatore o di associato, i figli e i nipoti tutti specializzandi, sempre gli stessi nomi che
occupano le stesse cattedre: i Ponzio a Lingue, i Foti al Politecnico e via via tutti gli altri.
Fino alle grandi famiglie dei "professori" del Policlinico. Quasi tutti hanno trovato un dottorato
di ricerca o un incarico nella stessa clinica del padre o dello zio o del cugino. A Psichiatria. A
Ortopedia. A Neurochirurgia. A Endocrinologia. A Chirurgia generale. Un elenco infinito. Con il 40
per cento circa dei figli dei primari nella stessa facoltà dei padri e, molto spesso, nella stessa
struttura operativa. Con l'età dei "fortunati" parenti a volte molto sospetta, mediamente dieci anni
più bassa di quella dei loro colleghi senza blasone.
Privilegi di casta e anche qualcosa di più. Come quell'holding che gestiva concorsi con il trucco a
Cardiologia, il fondatore della scuola barese Paolo Rizzon arrestato per associazione a delinquere
"finalizzata al falso e alla corruzione", secondo i giudici un componente di rango di una sorta di
Cupola che "dirigeva" gli affari della cardiologia. E non solo in Puglia. O come il primario di
Ginecologia e ostetricia Sergio Schonauer, indagato per avere votato una commissione che avrebbe
dovuto giudicare suo figlio Luca per un posto di ricercatore nella sua stessa clinica. E' la
prepotente "normalità" di questa Bari universitaria che si sente impunita, è l'intrigo alla luce del
sole, l'omertà delle complicità estese.
Rettore, ma cos'è questa sua Università, una sola grande famiglia? Prima Giovanni Girone travolge
con la sua mole un gruppo di giornalisti e si fa sfuggire un magnifico "vaff...", poi si scusa,
minaccia la solita querela a chiunque parli o scriva dei suoi e degli altri parenti cattedratici,
finalmente si placa e ci fa entrare nella sua stanza. Alle sue spalle due grandi foto, una di Padre
Pio e l'altra di Aldo Moro. E alla fine Girone sospira: "I nomi non c'entrano, i concorsi o sono
corretti o non sono corretti. E nel caso di mia moglie e dei miei figli è stato tutto regolarissimo:
quel che conta è soltanto la produzione scientifica". Così parla il Magnifico rettore
dell'Università di Bari, l'ateneo delle grandi tribù.
(3 marzo 2005)
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